“La mangiata a più a EST dell’Italia” 4° giorno di trasferimento Chioggia – Imperia



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Una barca in regata davanti a Otranto

Mi sono svegliato verso le 6:30 serata stancante, mare mosso e barca che sbatteva parecchio… Mi sento rintontito dal rumore motore, questo continuo rumore incessante, per fortuna che siamo in vista di Otranto, dove faremo rifornimento e potremo stare a zonzo per un paio d’ore, giusto il tempo di farci venire il mal di terra…

Diario del facente funzioni di Capitano, data stellare -307469.9 non sono capitano o meglio ho la patente nautica per comando di imbarcazioni da diporto, quindi sono anch’io nel mio piccolo comandante :), ma inizierò e scrivere così in onore del Capitano Astronauta Samantha Cristoforetti, una donna, anche lei appassionata di navigazione e di Star Trek ora a bordo della ISS alla quale penso spesso durante i turni di notte. Lo dedico anche a tutte le donne e CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, questione che mi ha dato da pensare parecchio durante questi primi di preparazione al trasferimento, violenza, che non finirò mai di denunciare e verso la quale non farò mai orecchie da mercante.

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Blue Bell ormeggiata all’inglese al benzinaio all’interno del porto di Otranto, Piero e l’armatore con i pantaloni rossi che guardano la barca.

Arrivando ad Otranto abbiamo incontrato una bella regata e siamo atterrati al benzinaio per fare rifornimento di carburante… Abbiamo cercato di capire come avere un posto in transito, ma alla fine l’ormeggiatore ci ha chiesto di restare ormeggiati alla banchina del benzinaio e che se ci fosse stato qualche problema con la capitaneria, che avevamo chimato con il VHF per chiedere informazioni, avremmo dovuto dire che ci eravamo messi d’accordo con l’ormeggiatore stesso… Avevamo già capito come sarebbe andata a finire dalla sua mimica mentre se ne andava via goffamente, ogni tanto si girava facendo il segno di OK con le dita e sorridente alacremente.

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Relitto della 2° guerra mondiale riesumato e trasformato in opera d’arte.

L’armatore ed io sbarchiamo ed andiamo a mangiare a pranzo fuori. Abbiamo chiesto un paio di informazioni agli abitanti del luogo, ma ci hanno detto che era tutto chiuso, tra l’altro un ristorante purtroppo era passato a miglior vita. Chiediamo ancora un po’ e ci indirizzano ad un ristorante molto buono, prima un signore che gesticolava per darci le informazioni e poi due ragazzi molto composti. Siamo entrati in questo locale che si chiama che si chiama Ristorante Dal Baffo e mangiamo, dapprima una infinità di antipasti e a seguire il primo e poi un pesce enorme, secondo me troppo caro per quello che era, alla fine facciamo tardi. Io nel frattempo rovescio e riesco a spaccare il calice di vino all’armatore, per fargli la gentilezza di versargli l’acqua, la carta che sta attorno ll bottiglia si era imbevuta d’acqua per cui era diventata scivolosa, mettici poi il mal di terra e il rimbombo del motore nelle orecchie, ho fatto un tridello. imagePiero che era rimasto in barca ci informa, via telefono, mentre noi stavamo ancora spettando il pesce, che due poliziotti in borghese erano arrivati al distributore e lo avevano informato che se fossero arrivati quelli della capitaneria ci avrebbero fatto una grossa multa per essere da più di tre ore ormeggiati, quindi ingurgitiamo il pesce, scolo il vino e passando per il castello al porto saltiamo a bordo, molliamo gli ormeggi, retromarcia e via: prendiamo il largo.. Il ristorante era buono, ma sinceramente sono stati troppo lenti e bisogna sempre stare attenti al conto quando non ti danno una carta delle pietanze, infatti alla fine è stato un salasso… Pazienza…

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La punta più ad EST d’Italia
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La punta più ad Est d’Italia

Appena fuori dal porto il meteo peggiora ed il sole cala, passiamo a fianco alla punta più ad est d’Italia Punta , dopo di che puntiamo per la punta del tacco. Il mare rinforza ed iniziamo ad avere almeno un metro e mezzo se non di più d’onda… Avrei voluto assistere al passaggio di fronte a Marina di Leuca, ma il mio fisico mi diceva di essere troppo stanco e mi chiedeva di andare a letto. Così ho fatto e come al solito a seguire le mie impressioni, non ho fatto male perché due ore dopo Piero mi ha svegliato con un urlo dal tambuccio, mi urlava di venir fuori e subito.

Indossato anche il giubbotto salvagente autogonfiabile, mi sono catapultato fuori, 25 nodi di vento a 60 gradi a sinistra della prua, in bolina larga, fighissimo, ma altrettanto faticoso, solo che stare in piedi o muoversi.

Piero mi ha subito chiesto di chiudere un po’ il fiocco che si blocca sempre, per cui abbiamo dovuto fare tutta una manovra particolare, togliere dalla bitta di prua il di no dell’avvolgi fiocco, controllare che lo stopper fosse aperto, mettere la poppa al vento o quasi, quantomeno andare al gran lasco, lascare la randa, lascare il fiocco di parecchio e avvolgere il fiocco su se stesso tanto quanto bastasse con il cimino dell’avvolgi fiocco, fatto su al winch. Tutta questa operazione da voi letta in 15 secondi, viene eseguita, quando si schizza sul mare a 9 nodi con il vento che pompa sulle vele soffiando a 20 nodi reali in almeno 5 minuti se noni di più, stando attentissimi a non fare stupidaggini e non lascare la cima sbagliata prima di virare o poggiare, rischiando di stracciare un vela o di prendersi il boma in testa. Una volta finito ciò ritornare con la prua della barca in posizione e cazzare sia randa che fiocco, il fiocco mediante il winch attraverso la roteazione continua e faticosissima della manizza.

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La dinette di notte sbandata.

Finito questo Piero mi ha detto di tornare a riposare in dinette, pronto all’uso; sono di nuovo crollato per un altra ora e mezza e schiacciato tra il divanetto bianco ed il tavolo; sapendo di dovermi addormentare il prima possibile perché il vento non avrebbe dato tregua, anzi…

Domani vi spiegherò cosa vuol dire vivere, lavorare e spostarsi, anche solo alzare un braccio quando si è sbandati di 45 gradi a nove nodi con un onda di due metri al traverso…

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